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La tovaglia di Geneviève

Questo capolavoro, esposto alla mostra di quest’anno dell’associazione “Il merletto di Bologna”, racchiude una storia, che siamo in grado d’intuire e far immaginare più che raccontare. Descrivere la trama e il disegno è impossibile, talmente fitta è la prima e ricco ed esuberante il secondo. Si tratta di una fantastica (e mai l’aggettivo si addice) tovaglia di circa metri 1,58 per 0,68, un vero tripudio faunistico, basti pensare che vi sono contenuti ben 370 animali di specie diverse. Inoltre, c’è una particolarità che rende unica questa preziosa tovaglia finemente realizzata con la tecnica dell’Aemilia Ars e ispirata ai disegni tradizionali di questa tradizione manifatturiera bolognese: sui due bordi corti, al centro e speculari l’uno all’altro, c’è una sorta di stemma in cui è contenuto il nome della signora per la quale la tovaglia era stata realizzata: Geneviève Garvan Brady.

Ma chi era Geneviève Garvan Brady?

Nata nel 1879 a Hartford nel Connecticut e sorella di un famoso avvocato americano, Geneviève Garvan sposò il 20 agosto 1906 un ricchissimo magnate newyorkese, Nicholas Frederic Brady. Entrambi religiosissimi e devoti alla Chiesa cattolica, si prodigarono per tutta la vita in opere di beneficenza senza lesinare il loro immenso patrimonio. Non ebbero figli. A New York vivevano in una splendida dimora sulla Quinta Strada, ma furono famosi per aver fatto costruire nel 1920 un immenso palazzo (87 stanze) in stile Tudor Elisabettiano nella loro vasta tenuta di Long Island, conosciuto come Inisfada (Long Island in gaelico).

Il nome è abilmente nascosto e sembra un tutt’uno con il tipico disegno dell’Aemilia Ars. (qui sotto il particolare) Invece, a un’osservazione più attenta, si legge distintamente: Geneviève sul lato sinistro del cerchio, Garvan su quello destro, Brady in basso al centro. Ma davvero questa tovaglia meriterebbe di essere esaminata centimetro per centimetro con una lente d’ingrandimento, non solo per ammirare la perfezione della sua fattura, ma anche la ricchezza delle immagini perfettamente combinate l’una all’altra e, chissà, forse qualche altro piccolo segreto celato tra i punti perfettamente cesellati dall’ago e dalle mani di anonime merlettaie…

La grande vicinanza della coppia alla Chiesa fece sì che papa Pio XI li nominasse, nel 1926, Duca e Duchessa papali. Morto Nicholas Frederic Brady nel 1930, Geneviève mantenne strettissimi contatti con la Chiesa di Roma, tra filantropia e mondanità. Nel 1936 ospitò e intrattenne nella magnifica Inisfada, che avrebbe poi donato alla Compagnia di Gesù, l’allora segretario di Stato cardinale Eugenio Pacelli, il futuro Pio XII, durante il suo viaggio negli Stati Uniti.

In seconde nozze la Duchessa papale si sposò con il ministro irlandese presso lo Stato del Vaticano William J. Babington Macaulay e si trasferì a vivere a Roma, dove morì il 24 novembre 1938. Il suo corpo venne riportato negli Stati Uniti e riposa accanto a quello del primo marito Nicholas. Nella Capitale è stata collocata una lapide, nella chiesa di San Patrizio, che rende onore alla dama e alle sue tante iniziative benefiche a Roma e in America.

Geneviève e Nicholas Brady, la versione “charity” di Zelda e Francis Scott Fitzgerald…


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